IL PESCE D’APRILE DEL LAVORO AGILE.

Pesce d’aprile per le lavoratrici e i lavoratori privati che lavorano in Smart Working (il Lavoro Agile)perchè sono soggetti “fragili” o genitori di figli fino a 14 anni di età e per quanti aspiravano ad accedervi. Infatti anche per i settori privati non ci sono più proroghe o modifiche alle norme d’emergenza introdotte con il DL 34 del 19 maggio 2020 per far fronte al rischio di contagio negli anni della pandemia. Per il Pubblico Impiego i benefici erano già stati interrotti il 31 dicembre scorso.

Quindi si torna alla Legge 81 del 2017 che prevedeva per il lavoro pubblico e privato soltanto la possibilità di fare accordi individuali e non accordi collettivi.

Seppur con la logica emergenziale dalla quale le agevolazioni avevano avuto origine l’adesione allo Smart Working ha continuato a crescere anche nel 2023 coinvolgendo 3,588 milioni di lavoratrici e lavoratori rispetto ai 3,570 del 2022. Complessivamente l’incremento dal periodo pre-covid ad oggi è stato del 541%.

Senza accordi collettivi sarà complicato accedere al Lavoro Agile per i “Lavoratori fragili” e per i genitori di figli fino a 14 anni di età. Qualora venisse concesso per accordo individuale difficilmente verrà riconosciuta una disciplina favorevole sull’uso degli strumenti e della rete, sul rispetto della cadenza e delle fasce orarie dei turni, sul diritto alla disconnessione, sulla salute e la sicurezza, sul buono pasto.

Dal maggio 2020 il Lavoro Agile era stato regolato dai contratti del Pubblico Impiego rinnovati e da circa 50 CCNL e 300 accordi aziendali nei settori privati (soprattutto call center, credito e assicurazioni) facendo incontrare gli interessi soggettivi di tante lavoratrici e lavoratori con quelli delle aziende. Gli interessi dei primi riguardano essenzialmente la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; quelli dei secondi riguardano invece l’ottimizzazione degi spazi fisici, la riduzione dei servizi accessori e, infine, in alcuni casi anche la produttività delle prestazioni individuali.

Allora perchè questo ritorno al passato? Sono gli effetti della sguaiata campagna di Brunetta contro gli “assenteisti” del Pubblico Impiego e quanti gli hanno fatto il controcanto?

Certamente l’infame campagna ha sortito il suo effetto, ma la fortuna dei demagoghi poggia sempre su forti spinte materiali. In questo caso si può presumere che abbia prevalso nel padronato la volontà di riaffermare il proprio monopolio assoluto sul potere di organizzazione e di direzione dell’impresa privata e della pubblica amministrazione. Sottrarre materie alla contrattazione tra le parti materie infatti vuol dire poter esercitare il comando d’impresa senza dover rendere conto a nessuno, senza nessun controllo. Vuol dire poter esercitare su ogni singolo lavoratore o lavoratrice un assoggettamento basato sulle debolezze di ognuno.

Nelle imprese sarà più difficile riconquistare margini di contrattazione, ma soprattutto la dimensione aziendale non è sufficiente.

C’è bisogno di una adeguata spinta sociale e politica per rimettere all’ordine del giorno misure legislative utili non soltanto a chi lavora, ma anche a rimodulare i tempi della città e a ridurre la mobilità e le emissioni.

E’ andata così anche perchè è mancata una normativa europea di riferimento. E questo è un tema di cui prendere nota in vista del rinnovo del parlamento di Strasburgo.