IL TFS DEI POSTALI: AGNELLO SACRIFICALE DELLA PRIVATIZZAZIONE.

Avevamo incontrato non molto tempo fa in Senato i compagni Peppe De Cristofaro e Tino Magni per chiedere un intervento volto a rimettere all’ordine del giorno la rivalutazione dei Trattamenti di Fine Servizio (TFS) del personale di Poste Italiane che sono rimasti congelati al 28 febbraio 1998, data della trasformazione dell’Ente Pubblico Economico in SpA. Sono stati di parola.
Una norma tagliola in palese contrasto con le previsioni dell’art. 2120 del codice civile che regola i Trattamenti di Fine Rapporto e, dunque con il principio del sostanziale uguale trattamento tra dipendenti pubblici e privati.
La svalutazione degli importi dovuti considerando i soli coefficienti ISTAT per la rivalutazione dei TFR/TFS attualmente è di circa il 100% delle somme percepite o che dovrebbero essere percepite per i rapporti di lavoro ancora in essere. In altre parole, evitando di simulare anche interessi legali per il differimento di cassa che aumenterebbero notevolmente l’entità del danno subito, gli importi spettanti sono stati dimezzati.
Questa ingiustizia, caso unico tra le aziende pubbliche privatizzate dagli anni ’90, ha colpito tutti i 219.601 addetti in forza a quella data. 142.847 di questi hanno già percepito il TFS decurtato e 76.754 sono ancora in servizio e rischiano di subire il medesimo danno.
Il costo stimato della rivalutazione del TFS per tutti i possibili aventi diritto fino al 2040 (a regole attuali anno di presumibile cessazione dell’ultimo rapporto di lavoro instaurato entro il febbraio ’98) è stimato in 907.261.000 €.
Mette conto ricordare che la gestione commissariale del Fondo Buonuscita ha già venduto l’Hotel Centrale di Abano Terme (12.000 mq) e dichiara sul suo sito di avere ancora circa 34.000 mq di patrimonio immobiliare gestito tra destinazioni d’uso turismo e ufficio in zone catastali di pregio.
Battiamoci perchè venga costituito un fondo per sanare questa ingiustizia!
Dopo 26 anni ancora non demordiamo e intendiamo riprendere con maggior forza questa battaglia facendone parte integrante della mobilitazione che monterà contro la privatizzazione di una quota ulteriore del pacchetto azionario e le possibili conseguenze sulle lavoratrici e i lavoratori e sugli utenti.
Ringraziamo i compagni Tino Magni (Sinistra Italiana/AVS) e Susanna Camusso (PD) per l’Atto di Sindacato Ispettivo e l’on. Marinella Pacifico (M5S) per il comunicato stampa che pubblichiamo qui sotto. Consideriamo queste iniziative una solenne dichiarazione di impegno prossimo venturo.

Senato della Repubblica – Legislatura 19ª – Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01110 – Pubblicato il 26 marzo 2024, nella seduta n. 173
MAGNI, CAMUSSO – Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell’economia e delle finanze. –
Premesso che:
in data 28 febbraio 1998, Poste Italiane è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni, denominata Poste Italiane S.p.A.;
a seguito di tale conversione, i dipendenti di Poste Italiane sono transitati da un regime di natura pubblica ad un regime di natura privata, senza soluzione di continuità, con evidente e grave danno economico arrecato a quanti sono stati assunti prima del febbraio 1998;
l’articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, per provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturate fino alla data del 28 febbraio 1998, stabilisce: «A decorrere dalla data di trasformazione dell’Ente Poste Italiane in società per azioni (…) al personale dipendente della società medesima spettano (…) il trattamento di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l’indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all’alinea del presente comma»;
dunque, in base a tale norma, la prestazione dovrebbe essere calcolata secondo i valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998, congelando, di fatto, l’indennità di buonuscita dei dipendenti postali;
va segnalato che tale trattamento è stato riservato esclusivamente ai dipendenti di Poste Italiane, al contrario di casi analoghi di altri dipendenti transitati dal regime «pubblico» a quello «privato» quali, ad esempio, i dipendenti di Ferrovie dello Stato S.p.A.;
la delicata questione della buonuscita dei dipendenti postali (oggetto, nel tempo, di numerosi atti di sindacato ispettivo, da parte di quasi tutte le forze politiche) attiene a circa 219.601 persone: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l’indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sarebbero 142.847; quelli tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all’indennità di buonuscita, sarebbero 76.754;
l’ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l’ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro, come anche ricordato dall’allora sottosegretaria per il Lavoro e le Politiche sociali Biondelli, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, presentata alla Camera dei deputati nel corso della XVII Legislatura (5-11009 del 30 marzo 2017);
nelle risposte alle diverse interrogazioni presentate sul tema, è sempre stato dato atto dell’ingiusta discriminazione recata ai danni dei dipendenti delle Poste, adducendo l’impossibilità di riconoscere quanto loro dovuto esclusivamente alle difficoltà di reperimento delle risorse necessarie per la relativa copertura finanziaria;
le risorse economiche necessarie a sanare tale situazione sono anche riconducibili al protrarsi, nel tempo, della vicenda, in relazione alla quale è ormai assolutamente improcrastinabile un’adeguata azione risolutiva,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo su quanto riferito in premessa;
se non ritengano di dover intervenire al più presto, per quanto di competenza, per consentire ai lavoratori di Poste Italiane S.p.A. (sia a quelli cessati, sia a quelli ancora in servizio) di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, pubblici e privati, anche ipotizzando, a tal fine, l’istituzione di un apposito Fondo.

(AGENPARL) – sab 06 aprile 2024 Comunicato Stampa – Postali, TFS da rivalutare.
Onorevole Marinella Pacifico – già Senatrice della Repubblica
I 219.601 dipendenti postali, che nel 1998 dalla gestione pubblica si sono ritrovati in quella privata di Poste Italiane SPA, non hanno visto il passaggio del loro TFS nella nuova amministrazione, come avvenuto per i Ferrovieri, ma è stato lasciato per l’erogazione alla Gestione Commissariale Fondo Buonuscita per i lavoratori delle Poste Italiane e, nella confusione generale, il legislatore ha dimenticato di normare la rivalutazione della buonuscita. Così i lavoratori si sono ritrovati un corrispettivo eroso dalla svalutazione economica degli anni. A nulla sono valse, fino ad oggi, le richieste di intervento, finite sempre in promesse di impegno del Governo e interrogazioni parlamentari senza risposta. Insomma i postali sono stati l‘agnello sacrificale delle privatizzazioni dello Stato, l’unica categoria che non ha conservato il potere d’acquisto del TFS maturato. Sarebbe il caso che il ministro Calderone si occupasse e risolvesse, una volta per tutte, questa palese ingiustizia a danno di migliaia di lavoratori e delle rispettive famiglie.