Della morte improvvisa di una banca. (parte prima)

Lo scorso 10 marzo la Silicon Valley Bank (SVB) ha tirato le cuoia. Perchè? Ma se stava così bene…

Ogni crisi giunge inaspettata, si cercano le cause meccaniche, come se il capitalismo non fosse ciclicamente in crisi. A posteriori gli analisti si affannano a risalire alle cause incomprese.

Nonostante i recenti enormi progressi nell’analisi predittiva (data mining, data analystics, data analysis, algoritmi statistici, tecniche di machine learning) una delle banche statunitensi ritenute solide, la SVB, ha fatto bancarotta. Eppure a luglio 2022 la Federal Reserve (FED) aveva effettuato una supervisione della SVB mettendola in guardia che l’aumento dei tassi di interesse avrebbe generato un rischio liquidità verso i clienti. Troppo ingenuo pensare che non abbia saputo guardare dietro l’angolo. Più verosimile che non avesse alternative stretta com’era tra il rialzo del tasso di interesse centrale e il panico dei clienti.

§ La teoria dell’incidente.

C’è sempre un incidente utile a dare spiegazioni postume e magari a individuare misure inattuate. Anche stavolta si tende a proporre una lettura riduttivistica.

I bilanci della banca californiana sono stati messi sottosopra dalla fine dei tassi di interesse zero che avevano sostenuto le start up innovative e i capital venture del settore high tech. Le imprese depositavano in SVB per avere la liquidità necessaria ad ogni occorrenza. Durante la pandemia i finanziamenti erogati da SVB a imprese come Etsy, Roku o Vox Media erano aumentati sensibilmente per soddisfare la domanda crescente di servizi digitali. Quando la FED ha cominciato ad aumentare i tassi di interesse gli interessi applicati sui depositi si sono drasticamente svalutati e le imprese risparmiatrici hanno cominciato a ritirarli. Per far fronte alla liquidità necessaria perciò SVB ha dovuto vendere i titoli pubblici che aveva in pancia al di sotto del loro valore.

Questa volta, dunque, l’incidente è stato l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla FED, non una speculazione finanziaria della banca come nel caso dei mutui subprime.

Comunque soltanto un incidente?

§ Tradita dallo stato amico.

SVB gestiva i depositi dei clienti investendoli per ricavare interessi e dividendi. Nei suoi quarant’anni di vita ha scelto di investire grandi quantità di questi depositi in titoli di stato a lunga scadenza, compresi quelli garantiti da mutui, che avrebbero dovuto tenere in equilibrio la sua Asset Allocation Strategica. Una politica assai diversa da quella che ha portato al fallimento di Lehmann Brothers e poi alla tempesta finanziaria nel 2007-2008. Diversa anche dai casi odierni di Signature Bank e di Silvergate Capital Bank negli USA, riconducibili a strategie speculative centrate sulle cripto valute. Altrettanto dicasi per la indiana Adani Group (52 miliardi di dollari) denuciata come speculativa dalla Hindeburg Research benchè certamente influenzata dal costo crescente delle materie prime. Il cambio di passo della FED ha fatto saltare la linea prudente della SVB che è stata messa alle strette dai clienti.

Nel caso del crollo del titolo di Deutsche Bank il panico è stato generato dalle misure prudenziali, probabilmente legate alla prossima integrazione con Commerzbank, e non da condotte imprudenti, che pur sono presenti nella condotta recente dell’istituto, infatti il panic selling sul titolo (la vendita da panico) è stato provocato dall’aumento del premio di assicurazione sul fallimento (il credit default swap).

Per ironia della sorte poiché i depositi delle imprese superavano la soglia di 250.000 dollari garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) la SVB ha dovuto vedersela da sola, contro lo stato, senza lo stato .

Il crack avrà un riverbero violento sul tessuto produttivo californiano e sul mercato mondiale.

Considerando i fatti dappresso si giunge al limite del paradosso del tutto involontario che mentre l’esplosione della bolla speculativa di Lehmann Brothers fu dovuta ad un eccesso di rischio, la crisi della SVB è stata determinata da un eccesso di prudenza. Cioè alla troppa fiducia verso lo stato-amico che dovrebbe tutelare il risparmio, ma che invece tutela la libertà di mercato. E, come si vedrà, soprattutto quella di chi è in grado di concentrare ricchezza.