L’Italia non si taglia!

Questa mattina sono state consegnate in Senato 105.937 firme a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare di modifica Costituzionale contro l’Autonomia Differenziata.

Il risultato è frutto di una vasta partecipazione popolare che contrasta con l’alto indice di astensione alle urne e testimonia invece che quando gli obiettivi sono chiari e giusti la volontà popolare di esserci e di contare non è venuta meno.

Dopo decenni di oltraggio continuato al parlamento con la sistematica elusione delle iniziative che non fossero calate giù dall’esecutivo, ancorché accompagnate da milioni di firme, si potrebbe dubitare del buon esito del successivo iter, ma il parlamento che sarà chiamato a ratificare il DdL Calderoli ci dovrà ben inciampare su questa Proposta di Legge dal basso. E noi che ci siamo stati fino ad ora ci saremo durante e ci saremo anche dopo se sarà necessario, senza indugi, con la determinazione di cui saremo capaci, a sbarrare la strada a questo infame progetto con ogni mezzo democratico.

Abbiamo già toccato con mano gli infausti effetti prodotti in oltre due decenni dalla riforma del titolo V della Costituzione voluta dal governo Amato II con la Legge Costituzionale n° 3 nel 2001 (e senza interventi correttivi da parte dei governi di ogni segno che si sono succeduti), mentre i malati bisognosi di cure sono già costretti ad emigrare dalle regioni più povere a quelle più ricche per ottenere le doverose prestazioni sanitarie, rischiando di morire in micidiali liste d’attesa per esser costretti a pagare il privato. Con trasporti regionali e locali che costringono i pendolari a viaggiare in condizioni che sarebbero inaccettabili per gli animali mentre i soldi per la TAV, per le autostrade inutili e per le grandi opere ambientalmente devastanti come il ponte sullo Stretto si trovano sempre. Con le addizionali IRPEF regionali che fanno pagare di più chi risiede nelle regioni più povere e di meno chi risiede nelle regioni più ricche e che anche all’interno di ogni regione riducono la progressività del prelievo fiscale, nella maggior parte dei casi adottando una o due aliquote marginali soltanto. 

Possiamo immaginare – o forse no – in uno scenario di dissesto idrogeologico come quello accaduto in Emilia Romagna, cosa potrebbe accadere se 23 materie attualmente di competenza dello Stato fossero trasferite alla competenza esclusiva delle regioni. Sanità, Trasporti, Lavoro, Scuola sarebbero ulteriormente degradate in molte regioni a livelli da terzo mondo con prestazioni ridotte in quantità e qualità e con maggiori oneri fiscali per i contribuenti. Si aprirebbe all’avvento del darwinismo sociale nel welfare: efficientissime reti parallele di servizi gestiti dalla imprenditoria privata funzionali ai loro profitti e di fatto a disposizione delle classi agiate. 

La manomissione del titolo V della Costituzione fu una scelta scellerata e trasversale.

Bisogna riformulare gli articoli 116 e 117 della Costituzione perché, con questo parlamento, non è realistico tornare al testo del 1948, ma sarebbe anche ingenuo pensare di contenere gli effetti dell’Autonomia Differenziata definendo mediante legge ordinaria i “Livelli Essenziali di Prestazione” (LEP), per i servizi sulle 23 materie una volta devolute alle regioni.

Abbiamo già toccato con mano l’inefficacia dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) previsti dalla legge ordinaria sul Servizio Sanitario Regionale e non ci facciamo rifilare lo stesso inganno sotto altro nome .

In questa redistribuzione territoriale della ricchezza del paese il Lazio, dove le prestazioni sanitarie sono già abbondantemente gestite dal privato convenzionato, sarebbe da annoverare tra le regioni a saldo negativo. Lo vivono già sulla propria pelle gli anziani, le lavoratrici e i lavoratori, l’elettorato popolare della nostra regione che infatti hanno raccolto circa 1/10 delle firme presentate.

Noi siamo fieri di aver dato il nostro contributo fin qui a questa campagna promossa dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e la sosterremo con determinazione fino in fondo, in ogni battaglia che si renderà necessaria.

Circolo Lavoro – Sinistra Italiana Area metropolitana Roma